"Innanzi tutto libri, tanti libri. Libri che servono per insultare, classificare, escludere, includere, rendersi edotti, libri per divertirsi, per stabilire complicità e alleanze, nutrire diverbi, favorirli.
Una giovane donna, Aglaja, che usa 'Il cavaliere povero' (testo di Puškin) per prendere in giro Myškin, il principe, l'idiota del titolo, nei confronti del quale dimostra una fissazione che durerà a lungo; e poi 'Madame Bovary' (Flaubert), il volume, trovato invece nella camera, tra le cose, di un' altra donna, Nastassja Filippovna, che mai riuscirà a trovare un equilibrio, nelle sue relazioni con gli uomini, e non solo, forse perché, banalmente, non le è mai stata data la possibilità di scegliersele, quelle relazioni, e le ha sempre dovute subire; e ancora, il Don Chisciotte, emblema di una sorta di 'fumo' nei ragionamenti che coinvolge un po' tutti i personaggi, quasi un marchio di fabbrica della storia, tanto è vero che viene usato, il volume, sempre da Aglaja, sempre lei, la terza figlia di una agiata famiglia di Pietroburgo, come contenitore per i messaggi e le lettere.
Libri usati come omaggio, e per entrare nelle grazie dei benestanti, come fa l'usuraio Lebedev con la Epančina, la madre di Aglaja e di altre due ragazze, nella scena in cui specifica che, però, l'unica cosa da lui permessa, per quel che riguarda il 'suo Puskin' (sempre lui!) è la consultazione, non altro.
Poi corpi come figurine, arazzi, calchi, antecedenti cinematografici, già figli del 'meccanismo fotografico' distante ormai trent'anni, perché in costante movimento: uomini e donne che si prendono a spintoni, a sputi, a schiaffi, che non esitano a usare i frustini sulle guance degli avversari, in pubblico, in segno di disprezzo; litigate: a due, a tre, da soli, di gruppo; sagome che urlano, si insultano, si scrivono, si rimproverano, recitano sermoni, litigano, declamano poesie, si coprono la faccia con le mani, per piangere".
Dalla presentazione del romanzo di Dostoevskij, 'L'idiota' (1869), qui in edizione integrale, nella traduzione di F. Verdinois, con una breve bibliografia e una cronologia di vita e opere dell'autore.
nella foto in alto, una giovanissima Anne Wiazemsky, come Marie, nel film di R. Bresson 'Au hasard Balthazar' (1966), ispirato al romanzo di Dostoevskij.
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