
Il film L'imperatore del Nord di Robert Aldrich narra una trama che può essere riassunta in poche righe. Durante la Grande Crisi degli anni '30 negli Stati Uniti un hobo (vagabondo) e un capotreno si fanno la guerra. Il primo per viaggiare gratis, il secondo perché è ossessionato dai vagabondi. Il film è stato realizzato nel 1973. Attraverso la vicenda del protagonista Marvin - chiamato anche il Numero 1, l'Imperatore del Nord - il regista dà un'occhiata all'ambiente dei senza tetto, degli homeless che vivono alla giornata, e campano rubando galline, e senza. E non c'è mai un atteggiamento pietistico o compiaciuto nella descrizione, ma piuttosto una visione della vita simile a un'avventura. Atteggiamento e visione che noi donne e uomini cui ogni tanto viene in mente di cambiare la società dovremmo riuscire qualche volta, a imitare. Il capotreno Shack non è più al sicuro degli hobos, come non lo sono il nero che guida il treno, o il poliziotto che lavora in stazione. "È solo un caso", sembra dirci Aldrich, "che uno guidi il treno, e l'altro ci salti sopra". L'autore non costruisce gerarchie nell'analisi, e non crea quindi vittime né persecutori.
La crisi, con la sua mannaia, ha colpito tutti. Certo, i poveri devono procurarsi da mangiare perché il pane non ce l'hanno assicurato, ma la scena in cui l'imperatore del Nord ruba il tacchino e viene inseguito dal poliziotto è una delle più divertenti del film. Come a dire che l'avventura è cosa faticosa ma che assicura anche un bel po' di allegria. E per sottolinearlo, Aldrich non esita a inserire in quel brano, una musica da commedia degli inizi del cinema, una musichetta da film muto. Non solo. Come per rafforzare questo elemento, alla fine del film, quando i due personaggi principali si scontreranno in un duello a colpi di pezzi di legno e ascia antincendio, Marvin, Numero 1 darà prova di una generosità intellettuale e umana che solo la vera forza d'animo e la libertà possono assicurare. La forza d'animo di chi vive alla giornata, senza preoccuparsi di occupare posti di rilievo nella società, e la libertà di chi distingue le cose importanti da quelle futili. Due sono i punti della storia in cui Numero 1, un uomo che per il resto parla pochissimo, dice in modo esplicito quello che conta nella vita. Il primo: in una fase del duello finale, Shack, feroce e cattivo, sta per cadere dal treno, ma Marvin, invece di spingerlo giù, lo salva. E gli grida di continuare a combattere. Come a dire che la vita, come un duello, è una cosa fatta per essere vissuta. Il secondo punto: quando ormai ha vinto, l'Imperatore dice a Sigaret, un giovane hobo, stupido, chiacchierone e un po' crudele, che gli bercia dietro per buona parte del film, "Ragazzo tu non hai classe!". E glielo grida per dirgli che una vita passata a far del male, una vita in cui non ci sia spazio anche per la generosità e per il cuore, è una vita da scemi. Una nota. Le uniche due donne che si vedono in tutto il film sono: una viaggiatrice beccata da un hobo mentre davanti a uno specchio del treno in bagno, si depila le ascelle, e una povera dia che tira fuori la testa da un fiume mentre la stanno battezzando.
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