Un padre e una figlia spuntati dal nulla, in una città di provincia, in Italia. La gente del posto che li nota. La donna è gentile, molto carina, insegna inglese. Non vedono nessuno, stanno spesso da soli.
Sono persone ordinate, silenziose, legate fra loro da quei segreti che a volte tengono assieme i membri di una comunità quando riescono a sopravvivere a eventi traumatici.
La loro vita scorre sempre uguale, la signorina Anna va ad insegnare, e ogni tanto a passeggio con il padre, ex ufficiale di cavalleria. Ma un giorno lui si sente male. Sono per strada.
Tra quelli che corrono in soccorso, c’è un giovane uomo, Piero Orsenigo.
«Ho una laurea in medicina, benché non eserciti», si presenta. Sembra affidabile. Benestante, aristocratico, mostra subito una grande gentilezza nei confronti dei De Friours, padre e figlia. Se la disponibilità sia da addebitarsi a solitudine, a un innamoramento, a interesse, curiosità, l’autrice non lo specifica.
A furia di frequentare i due, ma in particolar modo il padre, visto che la donna lavora, Piero Orsenigo viene a conoscenza dei segreti della famiglia . Debiti di gioco, perdita del patrimonio, l’esistenza di un altro figlio, Edgard, fratello di Anna, e poi una moglie, bellissima, morta.
Se sono questi segreti, cui Anna non accenna mai, e che sembrano però averla segnata senza farle perdere carattere e buonumore, a far innamorare l’uomo, o quel legame, fortissimo, tra padre e figlia, Drigo non lo dice. E sta, forse, proprio in queste assenze la riuscita del racconto. Resta un finale originale, la messa in luce di un motivo che potrebbe separare per sempre Anna e Piero. O, al contrario, unirli, perché il no della donna, l’affermazione di libertà con cui si chiude la storia, potrebbe essere, per entrambi, l’inizio di una nuova vita.
Il tema padre-figlia, tante volte affrontato in letteratura è, in questa vicenda, reso originale dall’attenzione ai particolari più minuti, un’attenzione che non abbandona mai l’autrice.
«Da quella finestra si vedeva il fiume, qualche pioppo, e, in fondo in fondo, il profilo azzurrino e sfumato dei monti. Qualche rintocco di campana veniva di lontano. Orsenigo tirava fuori dalle grandi tasche qualche giornale illustrato, talvolta un mazzo di mammole delle sue serre, di quelle grossissime mammole così scure da sembrar quasi nere.
Anna metteva quelle mammole in una coppa di vetro leggero e verdolino che sembrava tinta d'acqua di mare; avvicinava un tavolinetto con tre tazze, faceva il tè, lo versava. Parlavano, tacevano».
Anna de Friours, con la sua ironia, la sua conoscenza del mondo che non diventa mai arroganza, la sua autonomia che non è mai sfida aperta, la sua sicurezza basata su una lunga frequentazione degli esseri umani, è una figura di donna originalissima.
Originalità del personaggio e gusto visivo e pittorico di Drigo, fanno venire in mente un romanzo di Fausta Cialente uscito nel 1930: Natalia.
Pubblicato nel 1932 dall’editore Ermes Jacchia di Vicenza (costretto, di lì a poco, a chiudere per le leggi razziali), questo La signorina Anna è il racconto che dà il titolo alla raccolta.
Paola Drigo
Nata a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, nel 1876, da Giuseppe Valerio, garibaldino, aristocratico, appassionato di Giordano Bruno, e da Luigia Anna Loro, Paola Bianchetti studia a Treviso.
Sposata a ventidue anni con l’agronomo Giulio Drigo, si trasferisce a Mussolente (in provincia di Vicenza). Vivrà a Roma negli anni immediatamente precedenti la Prima guerra mondiale. Collabora con i maggiori giornali dell’epoca (Corriere della sera, Nuova Antologia, Pegaso, fra gli altri) con articoli e novelle.
Nel 1913 l’editore Treves di Milano raccoglie in volume (col titolo La fortuna) alcune delle sue prose.
Con lo stesso editore, nel 1918, uscirà una seconda raccolta, intitolata Codino.
Nel 1932, l’editore Jacchia di Vicenza pubblica i sei racconti de La signorina Anna.
Nel 1936, Fine d’anno e Maria Zef escono, contemporaneamente, per l’editore Treves.
Dal secondo sono state tratte due opere cinematografiche: il film di Luigi Latini de Marchi, nel 1953, e quello di Vittorio Cottafavi, nel 1981.
Paola Bianchetti Drigo muore nel 1938 a Padova.
Libri utili
AA.VV (a cura di), Fuori norma: scrittrici italiane del primo novecento: Vittoria Aganoor, Paola Drigo, Rosa Rosà, Lina Pietravalle, Ferrara, 2003
Azzolini P., Di silenzio e d’ombra. Scrittura e identità femminile nel Novecento italiano, Padova, 2012
Brunelli B., Destino di Paola Drigo, Milano, 1939
Chemotti S., L’inchiostro bianco. Madri e figlie nella narrativa italiana contemporanea, Padova, 2009
Illiano A., Invito al romanzo d’autrice 800-‘900: da Luisa Saredo a Laudomia Bonanni, Firenze, 2001
Melis R., Patria e mondo nelle lettere di Paola Drigo a Bernard Berenson, Pisa-Roma, 2009
Pancrazi P., Racconti di Paola Drigo, in Scrittori italiani dal Carducci al D’Annunzio, Bari, 1943
Zambon P., Bartolomeo B., Paola Drigo settant’anni dopo, Pisa - Roma, 2009
Zambon P., Scrittori: Scrittrici. Saggi di letteratura contemporanea, Padova, 2011